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mar 25 2016
Sabato Santo PDF Stampa E-mail
Scritto da Redazione   
venerdì 25 marzo 2016

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Se tu, Signore,
avessi soltanto parlato o soltanto fatto i miracoli,
avrei solo scoperto la tua grandezza e la mia piccolezza.
Mi saresti apparso un Dio inaccessibile, diverso e lontano da me.

Invece ti ho accolto e ti ho amato
perché hai sofferto angoscia e sudore di sangue.
Nella tua sofferenza ti ho visto
come uno di noi.
Nel dolore non sei un superuomo,
ma uno come me.

La croce ti ha fatto paura
come fa paura a me.
Il dolore ti ha fatto dire cose
che non avresti mai voluto dire,
come accade anche a me.

Sei della mia razza,
fasciato dalla mia stessa debolezza
ed hai un cuore che si stanca come il mio.
Sei il Dio del cielo e della terra,
ma hai voluto diventare mio fratello
nel dolore e nello scoraggiamento,
nella paura e nella morte.
Per questo ti sento incollato alla mia pelle
E ti amo come non ho mai amato nessuno.

Sei uno come noi,
ma non sei mai separato dal Padre:
Per questo hai la forza di alzarti
E di andare incontro alla morte.

Insegna anche a me, Signore,
a non rimanere per terra
quando il dolore mi sconquassa.
Insegnami a cercare nelle ore buie della vita,
la stella luminosa del Padre.
Insegnami a pagare il prezzo del dolore
Perché possa comprare la vita.

È partecipando al quotidiano travaglio del mondo,
che geme e soffre in attesa del parto,
che posso vivere il mistero della vita
che ogni giorno viene. 

 

 

 

 

 

PER RIFLETTERE


Il silenzio di Dio! Chi, almeno una volta nella vita, non si è sentito schiacciare dal peso del silenzio e dell'impotenza? Quando sembra che perfino Dio partecipa alla congiura del silenzio, ci si sente perduti, se non si è sostenuti da una fede che non ammette smentite. Nella Bibbia anche i profeti e lo stesso Gesù hanno sperimentoato il silenzio di Dio.

 

Gedeone non comprende perchè al popolo capitano tanti mali, se il Signore è con loro. Il salmista, pur pregando, sente che il Signore lo ha dimenticato e gli nasconde il suo volto, ma non per questo perde la fiducia in Lui. Il profeta Elia, in fuga dalla regina Gezabele, si butta all'ombra di una ginestra nel deserto, invocando la morte, perchè pensa che anche Dio lo ha abbandonato. Quando, nel dolore, permettiamo a Dio di aprirci gli occhi, vediamo luci, orizzonti e beni diversamente inesplorabili. Nella solitudine attonita della croce, risuona convincente la parola consolatrice del Signore, se nel silenzio docile la sappiamo riconoscere e accogliere. Nell'esperienza più profonda del silenzio di Dio accolto con fede, si sprigiona una testimonianza assordante della Sua Presenza. Davanti alla solennità con cui Cristo ha accettato il martirio della croce, il centurione giunge ad una pubblica professione di fede: «Veramente quest'uomo era il Figlio di Dio».

La passione di Gesù, fisicamente e spiritualmente, è stata un'esperienza immane di dolore fino a fargli sudare sangue prima che avesse inizio. Ma, schiacciato dall'angoscia e tentato di sfiducia, Gesù, con parole del salmo, professa la Sua adesione alla Sua volontà, come aveva fatto nel Getsemani. 

L'esempio del Maestro è scuola dei discepoli. Dietrich Bonhoeffer, pastore e teologo tedesco, impiccato nel carcere di Flossenbürg per aver lottato contro il nazismo, appena udita la sentenza di condanna a morte, "Si inginocchiò in intima preghiera con Dio". Il medico del lager disse: «medico da cinquant'anni, non ho mai visto un uomo morire così abbandonato a Dio».

Quando parla l'uomo, Dio tace. Perchè Dio esca dal silenzio bisogna che vi entri l'uomo. 

È  questa la grande lezione del sabato santo.

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