Ciao a tutti! Sono Antonio, questo per me è il 4°
anno di cammino nel seminario minore di Bari; frequento il liceo classico
"Socrate", tra qualche mese compirò 18 anni, e posso dire che, col passare del
tempo, questa forte e provocante esperienza mi sta facendo guardare sempre più
in profondità la mia vita, per scorgervi la volontà del Signore per me.
La
nostra comunità è composta da 8 ragazzi, di paesi diversi della diocesi, e da 2
giovani educatori, tra cui il padre spirituale, che è il sacerdote con il quale
cerchiamo maggiormente di trovare la strada giusta per ciascuno di noi. La
giornata in seminario è armonica, e comprende la preghiera, la scuola , lo
studio, il gioco, momenti di comunità (per veder film, confrontarci su
argomenti di attualità) e altro ancora. Tra l'altro il seminario non è una
realtà chiusa, ma sempre in contatto con l'esterno: noi infatti ci confrontiamo
con i nostri compagni di classe, che non vivono quest'esperienza, e spesso
incontriamo le diverse comunità parrocchiali della diocesi.
La meta di questo viaggio è ben precisa, ha un volto
e un nome: si chiama Gesù; è Lui il vero tesoro che ogni giorno ci sforziamo di
accogliere e di raggiungere, lungo la strada che Lui vorrà. Prima di essere un
cammino per diventare necessariamente sacerdoti, il seminario innanzitutto ci
può portare a essere veri cristiani credenti, persone, cioè, che hanno posto
delle precise fondamenta nella loro vita, un'opzione di fondo stabile: Dio. Non
si tratta di una scelta a parole o per teorie, ma passa attraverso i fatti
quotidiani e le cose più ordinarie. Infatti ciò che si fa in seminario è proprio
ricordarsi che Dio è al centro di tutte le cose: sia nella preghiera, come
nello studio, nel gioco, sia a tavola sia a scuola; non si può lasciare Dio al
di fuori di nessuna realtà, come se volessimo dirgli:" Tu qui non c'entri",
magari aprendogli solo alcune porte, o solo nei momenti di preghiera. Il
seminario è un'esperienza totale, perché fa capire che davvero Dio è con noi
sempre; sta a noi riconoscerLo, scorgerLo in ciò che viviamo, non chiudendoGli
alcuna porta.
Non è sempre semplice far questo; sforzarsi di dare
al Signore il 1° posto vuol dire rinunciare a fare solo ciò che ci piace o che
ci interessa, "perdere tempo" anche nelle cose più faticose per noi e che in
apparenza sembrano non darci nulla in cambio. Ad esempio, nei primi anni di
seminario, dedicavo troppo tempo allo studio, dimenticandomi spesso degli
altri, perché facevo ciò che mi piaceva e mi interessava. Col tempo, però,
grazie anche agli educatori, ho cercato di ridimensionare il tempo speso nello
studio, perché ho capito davvero che stare di più con gli altri, impegnarsi
davvero innanzitutto per il bene di chi mi sta accanto è un investimento, e non
una perdita di tempo.
È
proprio lo sforzo di mettere il Signore al centro della mia vita che ha fatto
pian piano nascere in me la logica del dono: se proviamo, cioè, ad accorgerci
dell'importanza di Dio, tutto diventa dono suo: per me sono sicuramente doni la
mia vita, la mia famiglia, la mia parrocchia, questo cammino, i sacerd oti che
ho incontrato finora, gli amici, i professori, coloro che si prendono cura di
noi e pregano per noi, i momenti belli come quelli meno belli che ho vissuto, e
tutto ciò che ho ancora da ricevere. Se tutto e tutti sono dono, allora posso
essere davvero certo che nella mia vita ho ricevuto tanto, e sono certo che
ciascuno di noi può dire lo stesso. Per questo la traccia formativa di
quest'anno, che leggete sui manifesti della Giornata del Seminario, è:" Questa
è la mia casa". Ci vogliamo, cioè, riconoscere innanzitutto figli nella grande
casa del Padre, e poi nelle tante case in cui ci troviamo a vivere. I figli, in
una casa, sanno che prima di imparare a dare, hanno ricevuto più di quanto
potranno mai ricambiare; i veri figli si sentono amati dai genitori così come
sono, e non hanno bisogno di indossare maschere che appesantiscono la vita; i
veri figli scorgono negli altri dei fratelli e vivono la vera libertà, perché è
su di essa che si poggia la casa.
Questo vuole essere il seminario: una casa d'amore
aperta a tutti. La coscienza dei doni ricevuti da Dio ha fatto nascere nel mio
cuore un forte sentimento di gratitudine. E solo dalla gratitudine può nascere
la gratuità: dalla gratitudine dei doni ricevuti alla gratuità della vita
donata. Questa è la Vocazione: è una risposta al tanto ricevuto! Vuol dire che
non vado, crescendo, alla ricerca di ciò per cui mi sento portato, o che mi
darà soldi, potere, fama e applausi; ma mi riconosco chiamato, riconosco cioè
che il primo passo è del Signore e che la mia è una risposta, nella piena
libertà, alla sua volontà. Per questo la vocazione non è solo diventare
sacerdoti, perché in tanti modi, per tante vie Dio può chiedere la nostra
collaborazione per portarLo agli altri, annunciando il Vangelo con la nostra
stessa esistenza. Questo il seminario mi ha aiutato a comprendere finora, e a
custodire nel mio cuore.
Ovviamente non si possono dire grandi "sì" se non ci
si allena giorno dopo giorno a dire piccoli "sì", a rispondere alle vocazioni
quotidiane. Così lo stare insieme, il dialogo sincero e profondo con i compagni
di cammino e gli educatori, in particolar modo il padre spirituale, il gioco,
lo studio, la preghiera, i vari impegni mensili e annuali non sono cose banali
o da vivere con superficialità, ma ci allenano ad essere più docili per poter
dire i "sì" più grandi della nostra vita. Dunque è nel compito che mi è stato
affidato quest'anno di dare una mano a tavola, che c'è la mia vocazione quotidiana,
così come in tutto ciò che facciamo nell'arco della giornata. Per tutto ciò che
offre, il seminario è davvero il luogo privilegiato dove ragazzi con tante
domande nel cuore possono scoprire la propria vocazione. E' possibile
avvicinarsi con gradualità alla realtà del seminario grazie ai gruppi
vocazionali per ragazzi e ragazze di tutte le età. Anch'io ho conosciuto il
seminario gradualmente, frequentando il gruppo Emmaus, più o meno una volta a
settimana, quando ero alla scuola media. Come comunità, abbiamo scritto una
lettera indirizzata a tutte le parrocchie: vuole essere un invito affinché i
giovani continuino ad avvertire forte il desiderio di incontrare Gesù e si
ricordino che essere cristiani è una scelta di vita, che ci spinge a seguire le
orme del Padre. In particolare vi chiedo una preghiera per tutti noi in vista
degli esercizi spirituali, momento centrale del nostro anno formativo, che
vivremo la prossima settimana a Fasano.
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