L'icona di Emmaus
ripercorre l'episodio dei due discepoli, di cui uno chiamato Cleopa, che
incontrano Cristo Risorto sulla strada del ritorno, così come è raccontato in Luca
24, 13-35.
La rappresentazione della scena di Emmaus è piuttosto
rara nell'Arte dell'Europa occidentale: forse la tela più famosa che la ritrae
è "La cena di Emmaus" di Caravaggio in più versioni.
Quella originale, di Sr Marie Paul Farran, in modo
apparentemente inusuale rappresenta il discepolo senza nome come una donna.
In realtà, secondo antiche tradizioni scritte e orali, il
compagno più probabile di Cleopa sulla via di Emmaus sarebbe sua moglie Miriam,
che insieme al marito era stata testimone della Crocifissione e della tomba
vuota.
I due discepoli lungo
la via sono accompagnati dal Cristo: nell'aureola
d'oro crociata le lettere che compongono "OΩN",
"Colui che è", il nome di Dio rivelato a Mosè nel roveto
ardente. La definizione che Dio dà di se stesso sull'Oreb, in Gesù trova la sua
pienezza: Cristo è il definitivo roveto
ardente, "sono venuto a portare il
fuoco sulla terra, e che cos'è ciò che voglio se non che arda" (Lc 12, 49). Ed è Lui che ha detto ai suoi discepoli: "IO SONO con voi tutti i
giorni fino alla fine del mondo" (Mt
28, 20). Con noi: il Misterioso
viandante si accompagna a Cleopa e a sua moglie Miriam; tra i tre
personaggi si crea un simpatico incrocio di gesti di mani e di passi. I due
camminano feriti e randagi sforzandosi di sintonizzare i propri passi su quelli
di Gesù. Miriam gesticola animatamente accompagnata a specchio dal gesto del
braccio di Cleopa e discute con foga con il Maestro: "Solo Tu non sai? Noi speravamo... Alcune donne ci hanno sconvolti" (Lc 24, 18-22). E Gesù acconsente: ha lo
sguardo rivolto verso quello di Miriam. "Su,
venite e discutiamo - dice il Signore" (Is
1, 18). E le mani si agitano e i passi s'affrettano.
Gesù rifà gli stessi
gesti degli uomini. E nello stesso tempo benedice: tiene tutto in mano in
quanto tutto benedice, e tutto vive grazie alla Sua benedizione, al Suo dono. Gesù è in cammino con i due quando
ancora non si sono accorti della Sua presenza e continua a rimanere con loro
anche quando sparisce sottraendosi al loro sguardo. Ma anche l'assenza di
Cristo è "assenza ardente" (Rilke). Il grande catechista è l'uomo crocifisso e
gli uditori sono un uomo e una donna feriti, sconfitti, rassegnati a vivere
soltanto di nostalgie e memorie com'è in gran parte nella nostra vita.
Gesù è rivestito delle vesti classiche di
origine greca, una tunica rossa, simbolo del divino e del Suo sangue versato
per noi ed è ricoperto di un mantello blu scuro, simbolo della Sua natura
umana. Sulla manica destra una fascia mista di rosso e pieghe d'oro, un antico
simbolo bizantino di regalità che
significa il ruolo di Cristo Re dell'Universo.
Cleopa veste un vestito rosa segno di un amore
imperfetto (nessuno fra gli uomini sa amare con il rosso fuoco vivissimo dello
stesso amore col quale Dio ci ama) ricoperto di un mantello violetto, un rosa
che si tinge del Blu della perfezione di Dio, nello sforzo di avvicinarci a
Lui.
Miriam, in quanto donna, è vestita con i
colori della vita: ha un abito verde rivestito di un mantello vermiglio. Nella
mano sinistra Gesù regge un rotolo che simboleggia la Parola di Dio che viene
spiegando ai discepoli.
Nella scena di destra, Gesù spezza il pane e si prepara a
condividerlo con loro.
La scena
sembra svolgersi nella valva di una conchiglia che è l'emblema dell'ascolto
totale. Una conchiglia ci fa ascoltare la voce del mare: qui è la voce dell'Amato, del Profeta che
accende, della voce liberante che amiamo più di tutte quelle banali, stridenti
e deprimenti che ascoltiamo da mattino a sera.
E questa casa è verde
come la veste di Miriam: verde come il Creato, come il giardino su cui sono
poggiati i piedi di questa piccola comunità creata attorno a Lui. Verde come il
giardino della creazione quando Dio passeggiava
alla brezza del giorno (Gn 3, 8),
verde come il giardino del sepolcro vuoto
(Gv 19, 41) della Nuova
Creazione, quello della Resurrezione. La terra s'è fatta Cielo: il Cielo di
Gesù è la terra, il suo cielo la bellezza della comunione con gli altri.
E il suo sguardo
avvolge di tenerezza infinita gli Sposi, la tovaglia candida e gli umili
oggetti che le stanno sopra, e le sue mani che sempre avevano saputo andare
oltre lo steccato del puro e dell'impuro, del lecito e dell'illecito, frangono
il pane. Quella tovaglia è di colore bianco, colore dell'armonia e del Divino
che è Luce che si fa vicina all'umano, come nell'Ostia che prendiamo nelle
nostre povere mani.
Gesù banchetta con Cleopa e Miriam.
Dov'è ancora
possibile riconoscere la presenza di Cristo? In ogni esperienza di amicizia.
Cristo fa sentire la sua presenza perché c'è la comunione di due anime con le
loro sofferenze e i loro smarrimenti. E' un valore grande l'amicizia: è
sacramento della presenza del Signore.
Egli parla dunque nei
passi dei cercatori ed è seduto alla mensa della nostra amicizia, è presente
anche là dove noi, nella condivisione, ci troviamo a tavola insieme, mettiamo
in comune quello che siamo e che abbiamo, allarghiamo la tenda della conchiglia
dell'accoglienza e dell'ospitalità. E ancora, il Cristo si disvela presente
quando si corre a portare agli altri il segreto della nostra speranza.
Lo sfondo della scena è disegnato
in modo povero e manca di dettagli. Questo è fatto deliberatamente per
focalizzare l'attenzione di chi guarda sugli aspetti più importanti della
storia.
Anche l'ambiente
nella scena di destra è rappresentato in forma abbastanza schematica. Infatti
lo sgabello su cui siede lo stesso Gesù sembra contravvenire alle regole della
prospettiva; piuttosto che utilizzare la tecnica più realistica, l'artista ha
usato una prospettiva inversa per tirare nella scena lo spettatore: siamo tirati dentro tutti, sì, uomini e
donne, amici del Signore lungo le strade del mondo.
Sul fondo oro
dell'icona che sempre rappresenta la Luce divina della Rivelazione il cui
valore è la libertà dall'oscurità delle tenebre, le parole che vi campeggiano
sono una curiosa traduzione di Lc 24,
32: Non prendevano i nostri cuori
gradualmente fuoco dentro di noi mentre Lui ci parlava sulla strada?.
Emmaus è "il pellegrinaggio verso l'accensione del cuore da parte di due
discepoli sconsolati, tristemente incamminati oltre un sogno finito nel
sangue".
Prendere man mano fuoco. Lasciarsi
bruciare progressivamente dallo Spirito donato come fuoco, cioè come amore, e
diventare incandescenti.
Ci sia fatto dono di quest'ardore del cuore.
Quando Gesù parlerà
della fine del mondo, dirà: L'Amore di
molti si raffredderà (Mt 24, 12).
Non ci capiti mai.
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