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mar 09 2011
Non prendevano i nostri cuori gradualmente fuoco dentro di noi mentre Lui ci parlava sulla strada? PDF Stampa E-mail
Scritto da Angela Fariello   
mercoledì 09 marzo 2011

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L'icona di Emmaus ripercorre l'episodio dei due discepoli, di cui uno chiamato Cleopa, che incontrano Cristo Risorto sulla strada del ritorno, così come è raccontato in Luca 24, 13-35.

La rappresentazione della scena di Emmaus è piuttosto rara nell'Arte dell'Europa occidentale: forse la tela più famosa che la ritrae è "La cena di Emmaus" di Caravaggio in più versioni.

 

Quella originale, di Sr Marie Paul Farran, in modo apparentemente inusuale rappresenta il discepolo senza nome come una donna.

In realtà, secondo antiche tradizioni scritte e orali, il compagno più probabile di Cleopa sulla via di Emmaus sarebbe sua moglie Miriam, che insieme al marito era stata testimone della Crocifissione e della tomba vuota.

I due discepoli lungo la via sono accompagnati dal Cristo: nell'aureola d'oro crociata le lettere che compongono "OΩN", "Colui che è", il nome di Dio rivelato a Mosè nel roveto ardente. La definizione che Dio dà di se stesso sull'Oreb, in Gesù trova la sua pienezza: Cristo è il definitivo roveto ardente, "sono venuto a portare il fuoco sulla terra, e che cos'è ciò che voglio se non che arda" (Lc 12, 49). Ed è Lui che ha detto ai suoi discepoli: "IO SONO con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo" (Mt 28, 20). Con noi: il Misterioso viandante si accompagna a Cleopa e a sua moglie Miriam; tra i tre personaggi si crea un simpatico incrocio di gesti di mani e di passi. I due camminano feriti e randagi sforzandosi di sintonizzare i propri passi su quelli di Gesù. Miriam gesticola animatamente accompagnata a specchio dal gesto del braccio di Cleopa e discute con foga con il Maestro: "Solo Tu non sai? Noi speravamo... Alcune donne ci hanno sconvolti" (Lc 24, 18-22). E Gesù acconsente: ha lo sguardo rivolto verso quello di Miriam. "Su, venite e discutiamo - dice il Signore" (Is 1, 18). E le mani si agitano e i passi s'affrettano.

Gesù rifà gli stessi gesti degli uomini. E nello stesso tempo benedice: tiene tutto in mano in quanto tutto benedice, e tutto vive grazie alla Sua benedizione, al Suo dono. Gesù è in cammino con i due quando ancora non si sono accorti della Sua presenza e continua a rimanere con loro anche quando sparisce sottraendosi al loro sguardo. Ma anche l'assenza di Cristo è "assenza ardente" (Rilke). Il grande catechista è l'uomo crocifisso e gli uditori sono un uomo e una donna feriti, sconfitti, rassegnati a vivere soltanto di nostalgie e memorie com'è in gran parte nella nostra vita.

 

Gesù è rivestito delle vesti classiche di origine greca, una tunica rossa, simbolo del divino e del Suo sangue versato per noi ed è ricoperto di un mantello blu scuro, simbolo della Sua natura umana. Sulla manica destra una fascia mista di rosso e pieghe d'oro, un antico simbolo bizantino di regalità  che significa il ruolo di Cristo Re dell'Universo.

Cleopa veste un vestito rosa segno di un amore imperfetto (nessuno fra gli uomini sa amare con il rosso fuoco vivissimo dello stesso amore col quale Dio ci ama) ricoperto di un mantello violetto, un rosa che si tinge del Blu della perfezione di Dio, nello sforzo di avvicinarci a Lui.

Miriam, in quanto donna, è vestita con i colori della vita: ha un abito verde rivestito di un mantello vermiglio. Nella mano sinistra Gesù regge un rotolo che simboleggia la Parola di Dio che viene spiegando ai discepoli.

 

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Nella scena di destra, Gesù spezza il pane e si prepara a condividerlo con loro. 

La scena sembra svolgersi nella valva di una conchiglia che è l'emblema dell'ascolto totale. Una conchiglia ci fa ascoltare la voce del mare: qui è la voce dell'Amato, del Profeta che accende, della voce liberante che amiamo più di tutte quelle banali, stridenti e deprimenti che ascoltiamo da mattino a sera.

E questa casa è verde come la veste di Miriam: verde come il Creato, come il giardino su cui sono poggiati i piedi di questa piccola comunità creata attorno a Lui. Verde come il giardino della creazione quando Dio passeggiava alla brezza del giorno (Gn 3, 8), verde come il giardino del sepolcro vuoto (Gv 19, 41) della Nuova Creazione, quello della Resurrezione. La terra s'è fatta Cielo: il Cielo di Gesù è la terra, il suo cielo la bellezza della comunione con gli altri.

E il suo sguardo avvolge di tenerezza infinita gli Sposi, la tovaglia candida e gli umili oggetti che le stanno sopra, e le sue mani che sempre avevano saputo andare oltre lo steccato del puro e dell'impuro, del lecito e dell'illecito, frangono il pane. Quella tovaglia è di colore bianco, colore dell'armonia e del Divino che è Luce che si fa vicina all'umano, come nell'Ostia che prendiamo nelle nostre povere mani.

 

Gesù banchetta con Cleopa e Miriam.

Dov'è ancora possibile riconoscere la presenza di Cristo? In ogni esperienza di amicizia. Cristo fa sentire la sua presenza perché c'è la comunione di due anime con le loro sofferenze e i loro smarrimenti. E' un valore grande l'amicizia: è sacramento della presenza del Signore.

Egli parla dunque nei passi dei cercatori ed è seduto alla mensa della nostra amicizia, è presente anche là dove noi, nella condivisione, ci troviamo a tavola insieme, mettiamo in comune quello che siamo e che abbiamo, allarghiamo la tenda della conchiglia dell'accoglienza e dell'ospitalità. E ancora, il Cristo si disvela presente quando si corre a portare agli altri il segreto della nostra speranza.

 

Lo sfondo della scena è disegnato in modo povero e manca di dettagli. Questo è fatto deliberatamente per focalizzare l'attenzione di chi guarda sugli aspetti più importanti della storia.

Anche l'ambiente nella scena di destra è rappresentato in forma abbastanza schematica. Infatti lo sgabello su cui siede lo stesso Gesù sembra contravvenire alle regole della prospettiva; piuttosto che utilizzare la tecnica più realistica, l'artista ha usato una prospettiva inversa per tirare nella scena lo spettatore: siamo tirati dentro tutti, sì, uomini e donne, amici del Signore lungo le strade del mondo.

 

Sul fondo oro dell'icona che sempre rappresenta la Luce divina della Rivelazione il cui valore è la libertà dall'oscurità delle tenebre, le parole che vi campeggiano sono una curiosa traduzione di Lc 24, 32: Non prendevano i nostri cuori gradualmente fuoco dentro di noi mentre Lui ci parlava sulla strada?. Emmaus è "il pellegrinaggio verso l'accensione del cuore da parte di due discepoli sconsolati, tristemente incamminati oltre un sogno finito nel sangue".

 

Prendere man mano fuoco. Lasciarsi bruciare progressivamente dallo Spirito donato come fuoco, cioè come amore, e diventare incandescenti.

 

Ci sia fatto dono di quest'ardore del cuore.

Quando Gesù parlerà della fine del mondo, dirà: L'Amore di molti si raffredderà (Mt 24, 12). Non ci capiti mai.

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