Il termine
Pasqua, in greco e in latino "pascha";
proviene dall'aramaico pasha, che
corrisponde all'ebraico pesah, il cui senso generico è "passare oltre": Il
significato effettivo della parola non è del tutto certo. Un gruppo di Padri
della Chiesa d'origine asiatica (Tertulliano, Ippolito, Ireneo) collegano la
parola pascha al termine greco paschein, che significa soffrire.
Sebbene l'etimologia del termine non sia corretta, in questa ipotesi vengono
evidenziati i significati propri della Pasqua: il sacrificio e la salvezza.
Per
un'etimologia più esatta bisogna ricorrere ad Origene, che intende il senso
come passaggio: In questo caso il passaggio è quello del Mar Rosso, dalla schiavitù
dell'Egitto alla Terra Promessa, dunque dal vizio del peccato alla libertà della
salvezza, attraverso il Battesimo. Applicata a Cristo, l'etimologia suggerisce
il suo passaggio da questo mondo al Padre.
Un terzo gruppo
di scrittori suppone che l'espressione "passa oltre" si riferisca all'Angelo
sterminatore, che, vedendo il sangue sulle case degli ebrei "passa oltre";
salvando coloro che stavano dentro.
Ci fu un'epoca
nella vita della Chiesa in cui la
Pasqua era tutto.
La Pasqua è infatti la festa liturgica più
importante per il cristianesimo. Commercialmente s oppiantata dal Natale e da
alcune tradizioni pagane più allettanti della società moderna> la Pasqua rappresenta e
celebra i tre momenti fondamentali del cristianesimo. A ciò si aggiunga che la Pasqua rappresenta il
raccordo con la matrice giudaica del cristianesimo e al tempo stesso il momento
di affrancamento da tale matrice.
La festa
cristiana viene assunta dalla celebrazione della liberazione del popolo di
Mosè dalla schiavitù d'Egitto, festeggiata in occasione del primo plenilunio dopo
l'equinozio di primavera. Originariamente festa pastorale delle popolazioni
nomadi del vicino Oriente, la pasqua ebraica si trasforma in una festa
agricola, quando le tribù trovano una collocazione definitiva.
È Mosè a far
coincidere le celebrazioni agresti con la fuga. In Esodo, capitolo 12, si narra
che Mosè ordinasse ad ogni famiglia, prima di abbandonare l'Egitto, di immolare
un capo di bestiame piccolo e di bagnare col suo sangue gli stipiti delle
porte delle case.
Dopo aver
consumato il pasto in piedi, con il bastone in mano, le famiglie sono pronte
per la partenza: essa avviene nella notte, dopo il passaggio dell'angelo di
Dio, che uccide tutti i primogeniti egiziani, risparmiando solo le abitazioni
ebraiche segnate dal sangue. Secondo i Vangeli, Gesù Cristo istituisce il sacramento
dell'Eucaristia proprio durante le celebrazioni della Pasqua. Il Nuovo
Testamento narra che Gesù fosse crocifisso alla vigilia della Pasqua ebraica.
In un primo momento i cristiani di origine ebraica, infatti, celebrano la
risurrezione di Cristo subito dopo la Pasqua ebraica, mentre quelli di origine pagana
celebrano la Pasqua
ogni Domenica.
O, una luce con i chiodi
Così un bambino dinanzi al cero pasquale.
I chiodi li sentiamo.
Ma la luce, la vediamo? E noi, siamo luce?
Noi siamo inchiodati: a noi stessi e agli altri,
al nostro tempo e alle nostre responsabilità.
Uno si è lasciato inchiodare alla nostra croce.
E da essa non è sceso.
Inchiodato sino alla morte.
In questo modo egli è divenuto la luce,
la luce che penetra attraverso le porte chiuse.
Egli è risorto
e mostra i segni dei chiodi.
Luce inchiodata.
I chiodi li sentiamo.
Ma la luce, la vediamo? E noi, siamo luce?
Klaus Hemmerle
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