La seconda tappa del cammino quaresimale ci vede impegnati a contemplare la trasfigurazione del Signore,
a riconoscere il mistero della sua divinità nella sua santa umanità.
In Cristo siamo invitati a fare spazio nel nostro cuore per ascoltare con fede la Sua parola
e accogliere come lievito di rinnovamento la sua presenza in noi.
IL VANGELO
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche.
E apparve loro Elia con Mosè e conversavano con Gesù. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui;facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Non sapeva infatti che cosa dire, Perché erano spaventati. Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l'amato: ascoltatelo!».
E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare ad alcuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risorto dai morti. Ed essi tennero fra loro la cosa, chiedendosi che cosa volesse dire risorgere dai morti.
MEDITARE E RIFLETTERE
Siamo invitati a volgere il nostro sguardo contemplativo verso il Cristo, che illumina il cammino penitenziale e di conversione della Quaresima per riappropriarci in lui della nostra umanità. La vita spirituale è un cammino di umanizzazione che trasforma nell'intimo il cuore dei credenti.
La trasfigurazione avviene in un contesto di lontananza dalla vita quotidiana e dai suoi rumori e affanni. Il testo parla di Gesù che conduce i tre in disparte e su un alto monte, questo per calarsi nel silenzio che favorisce l'incontro con Dio. Già il profeta Osea suggeriva: «La attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore» (Os 2,16). In generale, il monte è luogo abituale di incontro con Dio. Anche Mosè era salito sul monte per ascoltare Dio e ricevere le Dieci Parole (cf. Es 19,20).
È sulla montagna che si incontra Dio. Il monte della
trasfigurazione è stato identificato almeno dal IV secolo con il Tabor,
che in realtà non raggiunge i seicento metri sul livello del mare. La
sua posizione nella grande pianura di Esdrelon lo rende, nella mappa
geografica palestinese, «un alto monte». Inoltre «alto» ha più valore
teologico che geografico: esprime allontanamento dal vivere abituale e
lo sforzo di ascesa per raggiungere la vetta. Qui avviene che Gesù si
presenta diverso dal solito, trasfigurato, cioè al di là (trans)
dell'aspetto abituale. Nell'impossibilità di esprimere a parole quanto
accaduto, l'evangelista si rifugia nelle immagini: le sue vesti
bianchissime.
Nel cammino verso Gerusalemme che stiamo compiendo la Parola di Dio ci aiuta a vivere questa tappa che esige la volontà di salire, di fare "ascesi" verso il monte del silenzio e dell'incontro intimo con Dio.
Il contemplare il volto di Cristo non è facile, è mediato dalla Parola da ascoltare che ci aiuta a ri-conoscere in lui il Nostro Salvatore. Sostare in intimità con Cristo fa affiorare la paura della nostra inadeguatezza morale, spirituale, intellettuale rispetto a Lui, ma ci abilita il Signore a non temere, ci incoraggia a riprendere il cammino, con lui, dietro a lui, anche scendendo nella valle del dolore e verso la città della croce, Gerusalemme, dove potremo sperimentare anche la consolazione della vita nuova. Ma non tutto è comprensibile subito, occorre tempo.
Cosa dice alla mia vita questo Vangelo e il mistero raffigurato in questo dipinto?
Quando nella mia vita ho sperimentato la possibilità di guardare oltre difficoltà, giudizi, critiche e ostacoli, di alzare lo sguardo verso l'alto e lasciarmi ri-orientare dal volto luminoso del Cristo?
Quale parola di speranza mi risuona dentro come incoraggiamento per "trasfigurare" la mia umanità grazie alla presenza amica e sanante del Signore?
PREGARE
Ancora e sempre sul monte di luce
Cristo ci guidi perché comprendiamo
il suo mistero di Dio e di uomo,
umanità che si apre al divino.
Ora sappiamo che è il figlio diletto
in cui Dio Padre si è compiaciuto;
ancor risuona la voce: «Ascoltatelo»,
perché egli solo ha parole di vita.
In lui soltanto l'umana natura
trasfigurata è in presenza divina,
in lui già ora son giunti a pienezza
giorni e millenni, e legge e profeti.
Andiamo dunque al monte di luce,
liberi andiamo da ogni possesso;
solo dal monte possiamo diffondere
luce e speranza per ogni fratello.
Al Padre, al Figlio, allo Spirito santo
gloria cantiamo esultanti per sempre:
cantiamo lode perché questo è il tempo
in cui fiorisce la luce del mondo.
D.M. TUROLDO
Fonte: Conferenza Episcopale Pugliese
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