«La vocazione di Giuseppe era di ricondurre
i fratelli al padre,
cioè di prendere sul serio il fatto di essere
figli del padre»
Arcivescovo Francesco Cacucci
L'immagine che accompagnerà, in questo tempo, la preghiera e la riflessione delle nostre comunità -tratta dal Ciclo di Giuseppe - sarà quella di Giacobbe che invia Giuseppe nella sua kenosis, a cercare i fratelli, che lo porteranno fino al punto più basso, la ‘spoliazione' dalle vesti, l'umiliazione, la discesa nel pozzo, ma proprio quell'annientamento diventerà possibilità di salvezza e di ritorno alla vera comunione dei figli col padre e tra di loro.Tale storia di salvezza e di comunione non è solo narrata dalla Scrittura, ma la proclamazione della Parola e l'azione rituale della Chiesa nelle sue celebrazioni ne fa fare continuamente esperienza.
Lì il memoriale del mistero pasquale di Cristo, culmine di questa storia di amore e di ricerca, ci riconduce,ogni volta, all'amoredel Padre e diventa fonte della comunione filiale, fondamento della nostra fraternità. Dal mistero celebrato e professato
scaturisce naturalmente e ci viene consegnata la bellezza e l'impegnodi un'umanità ‘attenta all'altro', dove può essere vinta ogni invidia e superata ogni divisione, ben più di un ‘nuovo umanesimo'perché ‘Vita nuova'in Cristo, nel suo Spirito.
Un'icona biblica complessa e affascinante, quella di Giuseppe d'Egitto, che l'Arcivescovo ha consegnato alla nostra Chiesa per proseguire la riflessione, in quest'anno pastorale, su Famiglia e Giovani, "partendo però dal baricentro della ‘giovinezza'e della relazione tra generazioni".
Anche in preparazione al Sinodo sui Giovani indetto da Papa Francesco per il prossimo anno. "Percorrendo, quindi, il cammino della Chiesa attraverso l'anno liturgico e lasciandoci guidare dal metodo mistagogico (unità di annuncio, celebrazione, vita), ci chiederemo come Giuseppe d'Egitto (e ancor prima Gesù che ne è Forma originaria) possa aiutarci ad inserirci in questo mistero d'amore" (Mons. F. Cacucci).
L'invito e l'augurio del Vescovo diventano un impegno per ogni comunità a rileggere la storia delle nostre famiglie, imparando a considerare che "i giovani non sono solo 'oggetto' del nostro interesse e delle nostre cure pastorali, ma sono risorsa di 'salvezza': da scoprire, valorizzare, accompagnare", in un cammino di discernimento dei sogni di Dio sulla loro vita.
E perché non ‘sognare' che proprio attraverso i più giovani il Padre può continuare a cercarci per risvegliarci alla bellezza della fraternità e al fascino di una vita donata nella quotidianità?
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